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arr3 La Designer - La sua esperienza e la nascita del progetto

 

Il Primo intervento

Dopo il primo intervento al seno, mi sono svegliata stordita e spaventata non sapendo che fine avrei fatto.
Né come si sarebbe modificato il mio corpo, a cui tenevo moltissimo anche a livello estetico, avendo studiato e praticato la danza per anni.
In quei tempi lavoravo nel campo della grafica e avevo appena firmato tutta la campagna pubblicitaria e artistica per la celebrazione del Centenario dell'Automobile Club d'Italia, realizzando oltre alla grafica, ancheil francobollo commemorativo e una serie di sculture in cristallo. Inoltre, guardandomi intorno nel reparto mi sono meravigliata nel trovare esposti lungo le pareti del corridoio degli studi medici dei grandi manifesti ideati e realizzati proprio da me anni addietro, per il "Primo convegno internazionale di Endoscopia Toracica" che si sarebbe tenuto nel nuovo reparto dell’ospedale di Torvergata di Roma. Un lavoro che avevo dimenticato totalmente, e ora era lì, davanti a me, a ricordarmi che se c’è stato un passato, di sicuro ci sarà anche un futuro.

Il bendaggio postoperatorio

Torniamo al mio risveglio. Ero completamente avvolta di cerotti! Avendo un seno prosperoso, sembrava che mi avessero fatto un'armatura dalla collo alla vita. Non riuscivo neanche a respirare profondamente talmente i cerotti erano stretti.
Il mio chirurgo molto gentilmente mi aveva spiegato che l'operazione era riuscita, che per precauzione avevano fatto un taglio dal capezzolo sinistro sin sotto l'ascella per analizzare i linfonodi e che quelle fastidiose bende erano necessarie perchè il tessuto delle mammelle e del torace doveva essere compresso. Inoltre per sicurezza avevano tolto anche un pezzo di tessuto alla base del seno destro.
Ero costernata, preoccupata ed in balia degli eventi.
Qualsiasi movimento brusco poteva essere pericoloso e compromettere il sano decorso postoperatorio, quindi dovevo stare ferma. Ferma. Immobile.
Io, che ai tempi correvo ogni giorno nel parco all'alba per una decina di chilometri! Io che, autodidatta, lavoravo nella grafica con passione, cercando sempre nuove sfide e nuovi traguardi!
Io che, orfana di madre, dovevo fare la mamma di un bimbo di nove anni senza sapere come, facendo allo stesso tempo l'imprenditrice per la mia azienda grafica e l'artista creativa. Avevo così tante responsabilità, comprese le campagne pubblicitarie per film nazionali ed internazionali.
Stavo vivendo improvvisamente un incubo senza fine! Volevo scappare, ma non potevo né muovermi né lavorare, mi sentivo come un cavallo da corsa azzoppato! Dovevo iniziare a sviluppare una dote che a quei tempi non sapevo neanche cosa fosse: la pazienza.
Ogni giorno per circa una settimana, la mattina presto arrivava il mio medico con gli assistenti universitari per visitarmi e controllare i drenaggi, il che significava togliermi quei rotoli di cerotti intorno al torace, medicare le ferite e rimettere i cerotti. Naturalmente non sentivo alcun dolore perché tutte le pareti del torace erano addormentate.
Ed io dovevo sempre stare a letto ferma con la voglia di vedere cosa fosse successo al mio bel corpo.Non immaginate nemmeno la mia curiosità femminile nel volermi specchiare.


Problemi conseguenti al bendaggio

Un giorno finalmente il chirurgo mi toglie tutte le bende e mi accompagna allo specchio. È stato uno shock. Il torace era viola e pieno di strisce nere di colla appiccicata sulla pelle. La mammella sembrava deforme e lo squarcio la rendeva addirittura strabica. L'altra era quadrata alla base. Io che sono un esteta ero rimasta sconvolta.
Per me era un incubo. Il chirurgo invece era contento, perché ovviamente mi aveva salvata.
Chiesi alla sua equipe cosa dovessi usare per togliere la colla dalla mia carne ferita e tumefatta e mi risposero:"Petrolio". Allora mi sono sentita come carne da macello ed ho risposto bruscamente: "Come è possibile che nel duemila le donne debbano subire tutto questo?". Il dottore rammaricato mi rispose che quello era l'unico sistema in uso da protocollo e poi mi consigliò di indossare un certo reggiseno con coppa elastica, senza cuciture per un paio di settimane e di non andare a correre perché il seno doveva essere immobile.

Dovevo ancora aspettare una ventina di giorni per i risultati dei linfonodi, ed io volevo volare. Così appena uscita dall'ospedale ho indossato il reggiseno consigliatomi e il mio completo da corsa, e con la solita amica con la quale correvo, ho fatto una lunga passeggiata rigenerante per la mente corpo e lo spirito, nel parco e tra le siepi e i fiori cercando di mandar via tutta la paura che ancora mi girava intorno come una nuvola minacciosa....

 

Disagi successivi

Poco tempo dopo il mio seno ha cominciato a gonfiarsi a dismisura e a dolere e indurirsi.
Morale della favola: ho dovuto fare avanti e indietro con l'ospedale con i drenaggi attaccati, perché internamente si erano formati così tanti versamenti liquidi che dovevano essere aspirati con un iniezione grande come la siringa di un cavallo, il che non era doloroso, ma direi piuttosto impressionate soprattutto in un momento come quello che stavo passando. Inoltre per andare all'ospedale dovevo farmi accompagnare attraverso tutta la città, trovare un parcheggio e fare la fila per essere medicata: in media 6 ore di tempo. Per fortuna a starmi vicino era quel santo del mio ex marito.

Quando chiesi al medico quale fosse stato l'origine del problema, lui mi rispose che probabilmente la causa era stata la passeggiata e che non avrei dovuto muovermi. Allora gli spiegai che quel reggiseno che stavo indossando, era lui il responsabile di tutto, perché anche se le coppe non avevano cuciture, erano troppo elastiche e non mi sostenevanole mammelle, e come se non bastasse, aveva una circonferenza toracica per me enorme, perché io avevo il torace stretto: di conseguenza era come non indossare nulla. Spiegai al medico che io avevo una coppa quarta e una circonferenza 1 o 2, gli mostrai i miei reggiseni calibrati (vuol dire con coppe differenziate dalla misura del torace) e gli dissi che tutte le donne avevano toraci e seni di diverse proporzioni; e che perciò forse con i miei reggiseni potevo camminare, correre e muovermi, e condurre una vita normale, senza procurare movimenti al seno causa di tutta quella sofferenza.
Lui mi disse però che i miei reggiseni non erano adatti perché avevano il ferretto e non avevano le coppe elastiche.

Così mi sono trovata a disagio per tutto il periodo del postoperatorio, periodo che può durare da 2 settimane ad un mese, dipende dalle ferite e dagli ematomi e/o dallo scollamento dei tessuti, perché non mi potevo muovere, altrimenti mi sarei procurata altri strappi interni con conseguenti disagi e sofferenza.

Chiesi al mio medico inoltre, come mai non ci fosse un reggiseno giusto per affrontare questo periodo così delicato.
E lui mi rispose: "Signora, visto che lei è così creativa lo faccia lei".


I mesi successivi e l'idea del progetto

Passarono mesi faticosi, duri, con controlli continui e analisi, che per mia grande fortuna erano confortanti.
Ma ero sempre costretta a restare in ambiente ospedaliero, senza poter lavorare né viaggiare.
Così per caso un giorno, mentre stavo aspettando annoiandomi una mia amica dal parrucchiere… presi carta e penna in un improvviso impeto creativo, e in meno di dieci minuti feci gli schizzi per la realizzazione del prototipo del reggiseno bustino bendaggio.
Subito lo mostrai all’amica, che da donna mi disse che era una cosa meravigliosa. Poi lo mostrai al medico e lui mi rassicurò dicendomi di andare avanti. Così non sapendo né dove né come muovermi nel settore della corsetteria, iniziai da sola un lavoro di ricerca sui materiali e sulla manifattura, per cercare di realizzare qualcosa che oltre ad essere funzionale fosse anche molto femminile, quasi per esorcizzare l'incubo della sofferenza e superare la difficoltà con un sano senso di raffinatezza e sensualità femminile; perché le donne devono sempre mantenere la propria identità, sentirsi belle e a posto in ogni occasione, sia spogliate che vestite e soprattutto non stare troppo a letto per poter continuare la vita di prima.


Il primo prototipo e i risultati

Allora con pizzo e stringhe sexy creai il mio primo reggiseno postoperatorio, lo portai al mio chirurgo Prof. Oreste Bonomo e lui se ne innamorò. Mi disse che con questo prodotto si sarebbero evitate le piaghe da decubito che spesso potevano venire in seguito all’uso cerotti soprattutto d'estate col caldo.
Potendolo inoltre far indossare direttamente in sala operatoria si abbreviavano i tempi dell’intervento, con ovvi risparmi di costi per l’ospedalee visto l'alto numero delle pazienti da operare ogni giorno. Lo scoglio per me ora, era costruire le coppe elastiche, cioè che oltre a contenere potessero anche adattarsi alle varie forme, e alla fine ci sono riuscita. Prototipo dopo prototipo, il reggiseno è stato perfezionato, anche grazie ad una stretta collaborazione con il chirurgo che lo testava con le varie pazienti operate. I risultati sono stati incoraggianti.

È una soddisfazione enorme poter far qualcosa che aiuti tutte le donne operate a non soffrire il postoperatorio.
Contenendo il seno durante tutta la fase di medicazione fino alla guarigione, Cristalbra ti fa uscire dall'ospedale, anche se con il drenaggio, perfettamente vestita. Ma soprattutto facendoti sentire, sicura nei movimenti,
sexy e bella.


Le recidive, la mastectomia e la guarigione

Purtroppo nel corso del tempo ho avuto due ricadute ed ho subito altri due interventi; nel secondo ho tolto definitivamente la ghiandola mammaria, si chiama mastectomia, ed ho ricostruito il seno con una protesi. Grazie alle successive cure del Prof. Mariano Bizzarri sono poi definitivamente guarita.

Devo dire che per entrambi questi interventi ho indossato il mio reggiseno ed ho sperimentato su me stessa il conforto che non avevo avuto nel mio primo intervento, riuscendo ogni volta a perfezionare il prodotto attraverso la mia sperimentazione con i materiali e gli accorgimenti via via più idonei.

La chirurgia plastica e il successo di Cristalbra

Dopo un paio di anni ho dovuto risistemare l'aspetto estetico del mio seno, perché si era spostata una protesi. Questa volta al nuovo chirurgo estetico Dott. Valerio Pagliuca, ho suggerito di farmi usare il mio prodotto e devo dire che ne è rimasto soddisfatto, trovandolo valido e diventandone anche lui portavoce.
Per me questa ultima operazione estetica si è rivelata più fastidiosa dalle precedenti perché il chirurgo, per far sì che i miei due seni risultassero uguali, ha dovuto scollare i tessuti, procurandomi vari dolori e rigonfiamenti insoliti, che però con il mio reggiseno indosso sono stati sconfitti. Ancora una volta ho benedetto e verificato la validità e l'indispensabilità di questo reggiseno bustino bendaggio, che nella sua semplicità ha qualcosa di rivoluzionario rispetto a tutto ciò che attualmente si trova in commercio. Per questo motivo il reggiseno ha ottenuto il brevetto internazionale.

 

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